NECROPOLI DI PORTO

Con l’estendersi dell’impero, Roma aveva bisogno di un proprio porto sul mare e fu così che nel 42 d.C., l’Imperatore Claudio diede inizio alla costruzione di un bacino portuale alla foce del Tevere.  Per rendere più funzionale il Porto di Claudio, che si stava insabbiando a causa dell’avanzamento della costa, l’Imperatore Traiano, nel 100 d.C., fece costruire un nuovo bacino dalla forma esagonale.

Intorno al porto, a poco a poco, si formò un piccolo centro abitato che prese il nome di Portus. La nuova città di Porto mantenne la sua vitalità per alcuni secoli, fin quando gli eventi naturali sancirono l’impaludamento dell’intera zona.

Alla loro dipartita, gli abitanti di Porto venivano seppelliti in una vasta necropoli in uso dal I al IV secolo d.C.

La necropoli è venuta alla luce nel 1925 durante i lavori per la bonifica ed è stata scavata e resa visitabile nell’attuale frazione di Isola Sacra a Fiumicino.

A differenza degli Etruschi che costruivano le loro tombe sottoterra o, se in superfice, le nascondevano con tumuli di terra ed erano generalmente collocate in aree fuori la cinta muraria delle città, i Romani edificavano le loro tombe ai margini delle vie consolari, come appunto, la necropoli di Porto a Fiumicino situata nei pressi di via Portuense.

Gli studenti dell’anno scolastico 2023/2024 delle classi I^ A e I^ B del Liceo Scientifico Paolo Baffi di Fiumicino, accompagnati dalle insegnanti Eleonora Albanese e Floriana Contestabile e da una guida, si sono recati nella suddetta necropoli  alla ricerca di sepolture dove fosse espressa la volontà delle donne romane dell’epoca, di lasciare memoria di sé e, in particolare, di avere un sepolcro “personalizzato”, nonché l’interesse degli uomini a realizzare un manufatto sepolcrale dedicato alle donne di famiglia (mogli, madri, figlie, nipoti).

Attraverso la lettura delle iscrizioni e l’osservazione delle bellissime raffigurazioni dipinte nelle tombe, scolpite negli altorilievi in pietra o realizzate a mosaico, è stato possibile identificare e ricostruire la vita di alcune delle figure femminili che abitarono nell’antica Porto e sepolte nell’omonima necropoli.

Camminando per le vie del sepolcreto, si incontrano numerose sepolture ben conservate. Il nostro racconto inizia dalla tomba n. 106, al momento non visibile, dove è stata ritrovata una statua, esposta nel Museo Ostiense.

Nel II secolo d.C. in questa tomba monumentale, fu sepolta una donna elegante, di cui abbiamo la fortuna di possedere il ritratto, raffigurato dalla statua.

Statua di Iulia Procula

Statua di Iulia Procula

Si tratta di Iulia Procula, così ci viene presentata dalla bella epigrafe, che si fece ritrarre nell’aspetto della dea Igea, divinità della salute. Viveva probabilmente a Portus e fu sepolta da sua madre come si evince dall’iscrizione ritrovata: IVLIAE TI (beri) F(iliae) PROCVLAE VIXIT ANN(is) XXIX MENS(ibus) XI MVNATIA HELPIS MATER FIL (iae) PIISSIMAE FEC(it).

Un’altra tomba che ha catturato la nostra attenzione è la numero 100 appartenuta ad un medico. In un rilievo applicato su una parete è raffigurata una levatrice il cui nome è Scribonia Attice, forse la moglie del medico. La rappresentazione è quella di una partoriente seduta sulla sedia gestatoria. La levatrice, assiste e guida la donna a partorire. Un’altra donna è presente, forse anch’essa per assistenza o per conforto, perché nella stanza della nascita potevano entrare solo donne.

Rilievo raffigurante Scribonia Attice

Rilievo raffigurante Scribonia Attice

La levatrice (obstetrix) dopo aver prelevato il bambino (effusio) si accertava delle sue condizioni di salute e procedeva al taglio del cordone ombelicale.

Sulla lastra della tomba è scritto che Scribonia fece edificare questo sepolcro per lei, il marito e i liberti (libertis liber-tabusque posterisque eorum) a definire il carattere famigliare della stessa.

Molto interessante l’iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia.

Iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia

Iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia

La lapide, molto semplice, contiene solo poche sintetiche righe che tradotte in italiano recitano così: “Restutus Piscinesis e Prima Restuta fecero alla carissima figlia Prima Florentia, che fu gettata nel Tevere dal marito Orfeo. Lo zio materno December pose. Aveva 16 anni e mezzo”. Parole asciutte e toccanti, scritte dai parenti della ragazza, che si innalzano a perpetuo ricordo di un femminicidio avvenuto quasi duemila anni fa, ai tempi della Roma imperiale, quando la giovanissima Prima Florentia fu gettata nel fiume dal coniuge. Ignoti i motivi della barbara uccisione, come nulla si sa o rimane della sposa a eccezione dell’epigrafe funeraria.

Altri reperti, ritrovati nella necropoli, che testimoniano la volontà da parte degli uomini di rendere omaggio alle donne della propria famiglia, si trovano ora in vari poli museali.

Su uno di questi, un coperchio tombale marmoreo, è stata rinvenuta la seguente iscrizione: “La sepoltura di Maria Semproniana, figlia di Marco, fu organizzata da suo padre, Marcus Marius Iulianus”.

Un altro coperchio ci dà le seguenti informazioni su una ragazza che si sposò all’età di tredici anni: “Olimpo, schiavo di Matidia, figlia di Augusto, costruì questo monumento per la sua Urbica, con la quale visse un anno, otto mesi, ventidue giorni e tre ore e che morì all’età di quattordici anni e undici mesi”.

Alle tombe 75 e 76 apparteneva la lastra che riporta l’iscrizione: “Aelia Salviana fece il sepolcro per la sua benemerita schiava Sabina, che nacque nella casa, e che visse sei anni, nove mesi e venti giorni”.

Esplorando l’ambiente aperto accanto alla camera sepolcrale della tomba 75, su un coperchio marmoreo abbiamo potuto leggere la seguente iscrizione: “La sepoltura di Maria Semproniana, figlia di Marco, fu organizzata da suo padre, Marcus Marius Iulianus”.

Arrivati alla tomba 71, databile all’epoca di Traiano o di Adriano, abbiamo notato sul timpano, che in architettura è la sommità a triangolo o arcuata di una facciata, la seguente iscrizione su una lastra di marmo: “Lucio Suallio Eupor ha fatto (questa tomba) per Afrodisia, che è stata liberata insieme con lui, che gli era molto cara e lo merita”.

Sulla lastra di marmo della tomba 70 anch’essa risalente all’epoca di Traiano o di Adriano, è scritto: “Questa tomba era destinata a Suallia Rhembas, l’innocente, che morì all’età di due anni, cinque mesi, ventitré giorni e otto ore. La tomba fu costruita da suo padre, Lucius Suallius Lupio”.

Camminando per le vie della necropoli, siamo giunti alla tomba 66. È una tomba “a cassone” sul cui lato rivolto verso il mare, vi è una lastra di marmo con la seguente iscrizione in caratteri irregolari: “Cecilia Massima aveva costruito la tomba per Socrate, figlio e nipote, pagati con il patrimonio di Aurelia”. Probabilmente Socrate era figlio di Cecilia Maxima e nipote di Aurelia. La tomba risale all’epoca di Adriano o Antonino Pio.

Sopra l’ingresso della tomba n. 63 anch’essa risalente all’epoca di Traiano, è presente la seguente iscrizione: “Publio Sestilio Pannichiano ha costruito questa tomba per Alfia Procilla, figlia di Marco, e per Claudia Igia, sue amate mogli, e per sé e per i suoi eredi”. Evidentemente l’uomo si era risposato.

Sempre alla tomba n. 63 appartiene la seguente iscrizione: “Questa tomba è stata costruita da Marco Licinius Hermes per Considia Saturnina, la sua amata moglie e per sé stesso”.

Davanti alla tomba 60, nel “Campo dei Poveri”, è stata rinvenuta una lastra di travertino con la seguente iscrizione: “(questa tomba) è stata realizzata da Pomponia Optata e Marcus Caecilius Euhodus, suo padre, per la loro pia figlia Pomponia Felix, che visse tre anni, otto mesi e tre giorni.” L’iscrizione risale all’epoca di Adriano.

Su una parete della tomba a “cassone” n. 53, sopra un piccolo ingresso, è affissa una lastra di marmo con la seguente scritta: “La tomba fu eretta per il devoto figlio Marco Valerio Fortunato da parte di sua madre Sergia Ianuaria, ma anche per sé stessa e i suoi. Il figlio morì all’età di tre anni, otto mesi e venticinque giorni.

Della tomba 49 è visibile solo la facciata. Qui è stata trovata una lastra di marmo con la seguente iscrizione in piccoli caratteri: “Tiberio Claudio Eumene, liberto dell’imperatore (ha eretto questo monumento) per sé e per Claudia Febe e Fadia Teti, sue figlie, e Claudio Febo, suo figlio, e Iulia Heuresis, sua moglie, e i loro figli”.

Le tombe 13, 14 e 15 fanno parte di una facciata. Sopra l’ingresso vediamo una lastra di marmo con incisa la seguente frase: “Roscia Selene ha eretto la tomba per sé e per il figlio Marcus Roscius Sentianus, per i suoi schiavi liberati e per i discendenti”.

Durante gli scavi della tomba n. 4, nel recinto che la ampliava, sono state rinvenute due sepolture. Una di esse fu costruita da una liberta per sé e per il suo protettore Gorgia.

All’interno della tomba furono sepolti due corpi, uno sopra l’altro, un caso di epitesi. La tomba fu evidentemente chiusa dopo la prima sepoltura e in seguito riaperta, per seppellire la donna morta successivamente. Tra le ossa di quest’ultima è stato ritrovato un set di orecchini d’oro.

Il percorso, intenzionalmente, si è concentrato solo su alcune sepolture in cui preponderante è la dimensione affettiva, e di cui è possibile individuare una tipologia ricorrente, cioè quella di giovani donne morte prematuramente, cui il marito, o un genitore dedica la tomba.

La raccolta fotografica allegata mostra solo in parte  la grande attrattività della Necropoli, della quale, attraverso la particolare visuale rappresentata dalle sepolture illustrate, si è cercato di dimostrare la richiesta femminile di lasciare una traccia di sé attraverso un sepolcro, come già detto, “personalizzato”, in un’epoca dove la donna non aveva nemmeno il diritto di possedere un nome proprio.

Il viaggio racconto proseguirà con l’obiettivo di porre in evidenza il ruolo della donna nella società durante il periodo imperiale romano.

NECROPOLI DI PORTO

Con l’estendersi dell’impero, Roma aveva bisogno di un proprio porto sul mare e fu così che nel 42 d.C., l’Imperatore Claudio diede inizio alla costruzione di un bacino portuale alla foce del Tevere.  Per rendere più funzionale il Porto di Claudio, che si stava insabbiando a causa dell’avanzamento della costa, l’Imperatore Traiano, nel 100 d.C., fece costruire un nuovo bacino dalla forma esagonale.

Intorno al porto, a poco a poco, si formò un piccolo centro abitato che prese il nome di Portus. La nuova città di Porto mantenne la sua vitalità per alcuni secoli, fin quando gli eventi naturali sancirono l’impaludamento dell’intera zona.

Alla loro dipartita, gli abitanti di Porto venivano seppelliti in una vasta necropoli in uso dal I al IV secolo d.C.

La necropoli è venuta alla luce nel 1925 durante i lavori per la bonifica ed è stata scavata e resa visitabile nell’attuale frazione di Isola Sacra a Fiumicino.

A differenza degli Etruschi che costruivano le loro tombe sottoterra o, se in superfice, le nascondevano con tumuli di terra ed erano generalmente collocate in aree fuori la cinta muraria delle città, i Romani edificavano le loro tombe ai margini delle vie consolari, come appunto, la necropoli di Porto a Fiumicino situata nei pressi di via Portuense.

Gli studenti dell’anno scolastico 2023/2024 delle classi I^ A e I^ B del Liceo Scientifico Paolo Baffi di Fiumicino, accompagnati dalle insegnanti Eleonora Albanese e Floriana Contestabile e da una guida, si sono recati nella suddetta necropoli  alla ricerca di sepolture dove fosse espressa la volontà delle donne romane dell’epoca, di lasciare memoria di sé e, in particolare, di avere un sepolcro “personalizzato”, nonché l’interesse degli uomini a realizzare un manufatto sepolcrale dedicato alle donne di famiglia (mogli, madri, figlie, nipoti).

Attraverso la lettura delle iscrizioni e l’osservazione delle bellissime raffigurazioni dipinte nelle tombe, scolpite negli altorilievi in pietra o realizzate a mosaico, è stato possibile identificare e ricostruire la vita di alcune delle figure femminili che abitarono nell’antica Porto e sepolte nell’omonima necropoli.

Camminando per le vie del sepolcreto, si incontrano numerose sepolture ben conservate. Il nostro racconto inizia dalla tomba n. 106, al momento non visibile, dove è stata ritrovata una statua, esposta nel Museo Ostiense.

Nel II secolo d.C. in questa tomba monumentale, fu sepolta una donna elegante, di cui abbiamo la fortuna di possedere il ritratto, raffigurato dalla statua.

Statua di Iulia Procula

Statua di Iulia Procula

Si tratta di Iulia Procula, così ci viene presentata dalla bella epigrafe, che si fece ritrarre nell’aspetto della dea Igea, divinità della salute. Viveva probabilmente a Portus e fu sepolta da sua madre come si evince dall’iscrizione ritrovata: IVLIAE TI (beri) F(iliae) PROCVLAE VIXIT ANN(is) XXIX MENS(ibus) XI MVNATIA HELPIS MATER FIL (iae) PIISSIMAE FEC(it).

Un’altra tomba che ha catturato la nostra attenzione è la numero 100 appartenuta ad un medico. In un rilievo applicato su una parete è raffigurata una levatrice il cui nome è Scribonia Attice, forse la moglie del medico. La rappresentazione è quella di una partoriente seduta sulla sedia gestatoria. La levatrice, assiste e guida la donna a partorire. Un’altra donna è presente, forse anch’essa per assistenza o per conforto, perché nella stanza della nascita potevano entrare solo donne.

Rilievo raffigurante Scribonia Attice

Rilievo raffigurante Scribonia Attice

La levatrice (obstetrix) dopo aver prelevato il bambino (effusio) si accertava delle sue condizioni di salute e procedeva al taglio del cordone ombelicale.

Sulla lastra della tomba è scritto che Scribonia fece edificare questo sepolcro per lei, il marito e i liberti (libertis liber-tabusque posterisque eorum) a definire il carattere famigliare della stessa.

Molto interessante l’iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia.

Iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia

Iscrizione funeraria della tomba di Prima Florentia

La lapide, molto semplice, contiene solo poche sintetiche righe che tradotte in italiano recitano così: “Restutus Piscinesis e Prima Restuta fecero alla carissima figlia Prima Florentia, che fu gettata nel Tevere dal marito Orfeo. Lo zio materno December pose. Aveva 16 anni e mezzo”. Parole asciutte e toccanti, scritte dai parenti della ragazza, che si innalzano a perpetuo ricordo di un femminicidio avvenuto quasi duemila anni fa, ai tempi della Roma imperiale, quando la giovanissima Prima Florentia fu gettata nel fiume dal coniuge. Ignoti i motivi della barbara uccisione, come nulla si sa o rimane della sposa a eccezione dell’epigrafe funeraria.

Altri reperti, ritrovati nella necropoli, che testimoniano la volontà da parte degli uomini di rendere omaggio alle donne della propria famiglia, si trovano ora in vari poli museali.

Su uno di questi, un coperchio tombale marmoreo, è stata rinvenuta la seguente iscrizione: “La sepoltura di Maria Semproniana, figlia di Marco, fu organizzata da suo padre, Marcus Marius Iulianus”.

Un altro coperchio ci dà le seguenti informazioni su una ragazza che si sposò all’età di tredici anni: “Olimpo, schiavo di Matidia, figlia di Augusto, costruì questo monumento per la sua Urbica, con la quale visse un anno, otto mesi, ventidue giorni e tre ore e che morì all’età di quattordici anni e undici mesi”.

Alle tombe 75 e 76 apparteneva la lastra che riporta l’iscrizione: “Aelia Salviana fece il sepolcro per la sua benemerita schiava Sabina, che nacque nella casa, e che visse sei anni, nove mesi e venti giorni”.

Esplorando l’ambiente aperto accanto alla camera sepolcrale della tomba 75, su un coperchio marmoreo abbiamo potuto leggere la seguente iscrizione: “La sepoltura di Maria Semproniana, figlia di Marco, fu organizzata da suo padre, Marcus Marius Iulianus”.

Arrivati alla tomba 71, databile all’epoca di Traiano o di Adriano, abbiamo notato sul timpano, che in architettura è la sommità a triangolo o arcuata di una facciata, la seguente iscrizione su una lastra di marmo: “Lucio Suallio Eupor ha fatto (questa tomba) per Afrodisia, che è stata liberata insieme con lui, che gli era molto cara e lo merita”.

Sulla lastra di marmo della tomba 70 anch’essa risalente all’epoca di Traiano o di Adriano, è scritto: “Questa tomba era destinata a Suallia Rhembas, l’innocente, che morì all’età di due anni, cinque mesi, ventitré giorni e otto ore. La tomba fu costruita da suo padre, Lucius Suallius Lupio”.

Camminando per le vie della necropoli, siamo giunti alla tomba 66. È una tomba “a cassone” sul cui lato rivolto verso il mare, vi è una lastra di marmo con la seguente iscrizione in caratteri irregolari: “Cecilia Massima aveva costruito la tomba per Socrate, figlio e nipote, pagati con il patrimonio di Aurelia”. Probabilmente Socrate era figlio di Cecilia Maxima e nipote di Aurelia. La tomba risale all’epoca di Adriano o Antonino Pio.

Sopra l’ingresso della tomba n. 63 anch’essa risalente all’epoca di Traiano, è presente la seguente iscrizione: “Publio Sestilio Pannichiano ha costruito questa tomba per Alfia Procilla, figlia di Marco, e per Claudia Igia, sue amate mogli, e per sé e per i suoi eredi”. Evidentemente l’uomo si era risposato.

Sempre alla tomba n. 63 appartiene la seguente iscrizione: “Questa tomba è stata costruita da Marco Licinius Hermes per Considia Saturnina, la sua amata moglie e per sé stesso”.

Davanti alla tomba 60, nel “Campo dei Poveri”, è stata rinvenuta una lastra di travertino con la seguente iscrizione: “(questa tomba) è stata realizzata da Pomponia Optata e Marcus Caecilius Euhodus, suo padre, per la loro pia figlia Pomponia Felix, che visse tre anni, otto mesi e tre giorni.” L’iscrizione risale all’epoca di Adriano.

Su una parete della tomba a “cassone” n. 53, sopra un piccolo ingresso, è affissa una lastra di marmo con la seguente scritta: “La tomba fu eretta per il devoto figlio Marco Valerio Fortunato da parte di sua madre Sergia Ianuaria, ma anche per sé stessa e i suoi. Il figlio morì all’età di tre anni, otto mesi e venticinque giorni.

Della tomba 49 è visibile solo la facciata. Qui è stata trovata una lastra di marmo con la seguente iscrizione in piccoli caratteri: “Tiberio Claudio Eumene, liberto dell’imperatore (ha eretto questo monumento) per sé e per Claudia Febe e Fadia Teti, sue figlie, e Claudio Febo, suo figlio, e Iulia Heuresis, sua moglie, e i loro figli”.

Le tombe 13, 14 e 15 fanno parte di una facciata. Sopra l’ingresso vediamo una lastra di marmo con incisa la seguente frase: “Roscia Selene ha eretto la tomba per sé e per il figlio Marcus Roscius Sentianus, per i suoi schiavi liberati e per i discendenti”.

Durante gli scavi della tomba n. 4, nel recinto che la ampliava, sono state rinvenute due sepolture. Una di esse fu costruita da una liberta per sé e per il suo protettore Gorgia.

All’interno della tomba furono sepolti due corpi, uno sopra l’altro, un caso di epitesi. La tomba fu evidentemente chiusa dopo la prima sepoltura e in seguito riaperta, per seppellire la donna morta successivamente. Tra le ossa di quest’ultima è stato ritrovato un set di orecchini d’oro.

Il percorso, intenzionalmente, si è concentrato solo su alcune sepolture in cui preponderante è la dimensione affettiva, e di cui è possibile individuare una tipologia ricorrente, cioè quella di giovani donne morte prematuramente, cui il marito, o un genitore dedica la tomba.

La raccolta fotografica allegata mostra solo in parte  la grande attrattività della Necropoli, della quale, attraverso la particolare visuale rappresentata dalle sepolture illustrate, si è cercato di dimostrare la richiesta femminile di lasciare una traccia di sé attraverso un sepolcro, come già detto, “personalizzato”, in un’epoca dove la donna non aveva nemmeno il diritto di possedere un nome proprio.

Il viaggio racconto proseguirà con l’obiettivo di porre in evidenza il ruolo della donna nella società durante il periodo imperiale romano.